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La rubrica del calcio dilettantistico

L’ Allenamento:


Dopo quindici anni di esperienze (Interregionale, eccellenza, promozione, prima, seconda e terza categoria), credo di essere in grado di proporre alcuni più precisi consigli circa le metodiche di allenamento più idonee alla preparazione fisica di calciatori dilettanti. Ci riferiamo soprattutto alle squadre che, per motivi logistici, si trovano costrette a svolgere la maggior parte delle sedute di allenamento di notte, il più delle volte sotto un clima inclemente, con illuminazione incerta e su campi non regolamentari. La forzata scelta degli allenamenti in notturna dipende quasi sempre dal fatto che molti giocatori sono impegnati nel lavoro o nello studio. E dopo una giornata di lavoro o di studio, non è certo facile affrontare un nuovo impegno psico-fisico. Pare ovvio che, fatica assommata a fatica (se non rischia addirittura di produrre esaurimento sia fisico che mentale), inibisce quella serena disponibilità senza la quale è ben difficile che una seduta di allenamento risulti efficacemente produttiva. Ecco che allora, in primo luogo, consigliamo all’allenatore di non tenere i giocatori in campo per un tempo più lungo di quello che realmente serve. Risulta inutile, ad esempio, assillare i giocatori con prolungate esercitazioni tattiche (esse vengono seguite solo per poco tempo). Come è controproducente prodursi in lunghe chiacchierate teoriche (magari al freddo.), quando invece il lavoro andrebbe concentrato in fasi ben precise, eliminando al massimo i tempi morti. E se vogliamo serena disponibilità da parte dei nostri atleti, dobbiamo essere i primi ad apparire sereni e disponibili, anche se magari la contingenza ci porta ad essere preoccupati o un pò nervosi. Impegno e concentrazione non si coniugano bene con la tensione: dobbiamo scaricarla non appena ci accorgiamo che essa sta per prendere il sopravvento. In questo caso è spesso sufficiente una battuta, o quella che definiamo la parola giusta al momento giusto per ristabilire tranquillità e concentrazione. Ma l’atteggiamento migliore, in tali situazioni, è quello dell’estrema adattabilità dell’allenatore: intuito l’instaurarsi della tensione o della noia, egli deve saper immediatamente mutare la forma degli esercizi o delle esercitazioni, senza per altro stravolgere il contenuto di quella seduta di allenamento. Si può giungere persino a concludere la seduta prima del previsto (o ad esonerare un singolo giocatore), se ciò risulti di minor danno di un allenamento condotto di malavoglia. Importante è, comunque, che certe decisioni vengano assunte con il giusto spirito e nella giusta dimensione. Al di là delle conoscenze specifiche (che devono costituire bagaglio inderogabile di ogni allenatore), due sono le qualità caratteriali che il mister di una squadra dilettante deve possedere: equilibrio e buon senso. Un esempio concreto di quanto si vuol significare, può essere dato dalla spinosa questione della preparazione dei portieri, quando non si ha la fortuna di essere supportati da un collaboratore specifico. Come comportarci, in questo caso? Sicuramente ai portieri faremo comunque svolgere la parte iniziale della seduta (che quasi sempre è organica), insieme agli altri giocatori. Quindi li inviteremo a lavorare a parte, fra di loro. Ovviamente avremo avuto cura (nel periodo precampionato o in altri momenti precedenti), di insegnar loro tutta una serie di esercitazioni specifiche che essi metteranno in atto. Se uno dei due portieri ha una certa età ed una buona dose di esperienza, si può affidargli tranquillamente il compito di dirigere tale allenamento specifico. Invece, nelle sedute in cui fosse presente un solo portiere, è opportuno che egli continui l’allenamento, riservandogli poi tutta una serie di tiri in porta e/o chiedendo un attento impegno nell’eventuale partitella che faremo disputare.

ROMEDIO SCAIA